E questa nostra vita, via dalla folla, trova lingue negli alberi, libri nei ruscelli, prediche nelle pietre, e ovunque il bene. (William Shakespeare)
Il paesaggio rivela la cultura e la civiltà di un popolo. Il concetto di paesaggio integra quello geografico di ambiente naturale modificato dall’uomo vero protagonista della storia. Il rapporto uomo-natura, per tanti secoli, si è svolto senza creare squilibri irrecuperabili, gli interventi umani hanno, molto lentamente, modificato i segni del paesaggio animato da attività insediative, integrando gli aspetti naturali, dal ciclo delle stagioni, dei climi, dell'acqua con quelli caratterizzanti la storia delle attività umane.
Coll’irrompere dell’era industriale, antichi, delicati equilibri sono stati rapidamente stravolti, senza che se ne valutassero le conseguenze. Sono così stati distrutti i segni della storia, che era conservata nelle trasformazioni, rispettose della natura, apportate nei secoli dall’uomo. Gli agglomerati urbani sono cresciuti, squilibrati e a dismisura, e, qui nel ventre della catena dei Monti Tifatini, il territorio è stato saccheggiato con rara ferocia sventrando bellezze antiche, cancellando flora e fauna, per asportare il calcare divorato dall’edilizia.
A scempio avvenuto, avviata la conta dei danni e quella delle perdite, anche in vite umane, ha cominciato a farsi strada la convinzione, sempre contrastata dai potenti gruppi di interesse, che dalla rapina del territorio facevano e fanno scaturire la propria ricchezza, che il degrado andava arrestato provando a salvaguardare quel territorio che si è salvato e a riqualificare quello ferito.
La violenza contro la natura non è difetto solo italiano. Perciò, voci forti, già nel primo dopoguerra, insorgono prima negli Stati Uniti, in Giappone, in Francia e poi ovunque a sostegno di un recupero e un riequilibrio territoriale e ambientale. I parchi urbani cominciano a divenire realtà, a mostrare la loro utilità e bellezza, mentre, in parallelo, cresceva l’attenzione nella pubblica opinione per la difesa dell’ambiente e forti movimenti ecologisti cominciavano ad aver voce e ad occupare spazi in politica. L’ambiente urbano è il contesto in cui vive oltre l’80% dei cittadini europei. Gli ambiti urbani sono caratterizzati da una forte perdita di identità con un alto livello di conflittualità nell’uso delle risorse naturali, non illimitate, e occorrono sforzi concentrati per garantire un ambiente e una qualità di vita migliori. È perciò necessario difendere tali risorse proprio a partire dagli ecosistemi più antropizzati e quindi come tali più a rischio. In questa visione, le aree verdi, con i loro popolamenti animali e vegetali, assolvono ad una funzione essenziale di connessione, anche affettiva e psicologica, fra cittadino e natura. Un Parco Urbano è, dunque, una esigenza reale, uno spazio di libertà e opportunità eccezionali, un recupero di umanesimo.
Del Parco Urbano intercomunale dei Tifatini e del sofferto avvio del suo percorso ho parlato con la Prof. Stefania Caiazzo, Assessore all’Urbanistica. Il Parco è un obiettivo che persegue con determinazione. La relazione preliminare al PUC , che l’Assessore mi ricorda essere di fatto un indirizzo da lei condiviso, fa della tutela e valorizzazione di naturalità e paesaggio, senza sottacere il degrado prodotto dalle cave e i rischi idrogeologici esistenti, un obiettivo primario e qualificante per la città. Ma il Parco Urbano è intercomunale.
Dopo tentativi, avviati negli anni, di singoli Comuni che inglobano nel loro territorio parti della catena Tifatina e quello avviato dall’Amministrazione Provinciale, rimasti progetti di carta, finalmente all’inizio dell’anno scorso, l’Amministrazione Comunale di Caserta riesce a far sedere intorno ad un tavolo i rappresentanti dei Comuni di Capua, Casagiove, Castel Morrone, S. Prisco, Casapulla per cominciare a riparlare di Parco intercomunale per i Tifatini. Ci sono già iniziative, mi riferisce l’Assessore, avviate che richiedono si faccia presto per mantenere vive le condizioni di un ampio e sinergico lavoro coordinato con il Parco Regionale del Partenio, quello del Taburno, Camposauro, Montemaggiore e quello della Dea Diana – Est Tifatini, con i quali fare sistema.
Dopo alcune riunioni preliminari, che occupano il primo semestre dell’anno, finalmente, il 19 di settembre il Comune di Caserta capofila approva, con Delibera di Giunta, indirizzi preliminari e perimetrazione del Parco. I comuni partecipanti, a questo punto, devono produrre le loro autonome deliberazioni di adesione e decidere le perimetrazioni per ciascun territorio. Tutti i Comuni, tranne Casagiove, adempiono e il 19 di dicembre la Giunta Comunale di Caserta licenzia una delibera che integra la precedente e la propone al Consiglio Comunale, che si riunisce il 27 dicembre e l’approva. In questo atto non c’è più il Comune di Casagiove, che non ha deliberato, né pare abbia comunicato le sue intenzioni. Anzi, quando la defezione innesca polemiche e domande, si danno, da questo Ente, pubbliche, ma incomprensibili, nonché imbarazzate motivazioni. L’auspicio e la disponibilità dell’Assessore Caiazzo perché si trovi una soluzione e Casagiove possa rientrare tra gli Enti promotori del Parco dei Tifatini sono totali. L’assenza di Casagiove rompe la continuità territoriale del Parco, impensabile in un contesto alla ricerca di soluzioni integrate di notevole complessità.
“L’istituzione del parco passa attraverso la più totale chiarezza di rapporti con le comunità interessate, che hanno il diritto di partecipare alle scelte e di essere informate su ciascuno degli obiettivi che si intendono perseguire”, dice l’Assessore. Sappiamo bene dalle nostre parti che anche le cose migliori possono finire con l’esser fatte nel modo peggiore. La perimetrazione delle aree destinate a Parco spetta a ciascun Comune per il rispettivo territorio. Le comunità locali non stiano a guardare, si facciano parte attiva per evitare che si nascondano dentro il generale interesse, interessi particolari. Non esistono scelte politiche asettiche e buone per tutti. Lo stesso valga quando dovranno essere nominati gli organi di gestione. Alla fine del percorso, che auspico fortemente, ma pessimista per esperienza, non do per scontato, ci sarà un consiglio direttivo, una giunta esecutiva, un presidente e un collegio di revisori dei conti. E’ presto per gridare al lupo, ma non è mai inutile. Rivitalizzare le nostre colline, sanare le immense ferite inferte dalle cave, riportare il leccio dove gli Osci l’avevano trovato, aprire spazi destinati a migliorarci la vita, ritrovare l’ossigeno e liberarci dalle polveri sottili, imparare a ragionare insieme, oltre le cinte daziari asfissianti dei singoli Comuni e dei confini delle private proprietà, provare a creare servizi comuni, iniziative economiche che creino lavoro e ricchezza e una cultura solidale tra le comunità è il valore aggiunto del Parco Urbano. Adesso, sperando di ripescare rapidamente Casagiove.
Bisogna redarre studi ed elaborati tecnici da sottoporre all’esame regionale ai fini della presentazione dell’istanza finalizzata al riconoscimento di interesse propedeutico all’istituzione del parco. Bisognerà quindi attivare adempimenti amministrativi e tecnici affinché Il lavoro sia fatto – e ciò proverà ad ottenere l’Assessore Caiazzo – in sinergia da tutti gli uffici tecnici dei Comuni partecipanti al fine di giungere ad una progettazione unica relativa a tutto il territorio intercomunale interessato i costi per la progettazione unica andranno ripartiti tra i comuni aderenti. Sono vent’anni che si ragiona, adesso è tempo che si realizzi. Le colline Tifatine hanno storia da far valere e potenzialità da valorizzare non possono continuare a bruciare tutte le estati. Non possiamo continuare a dimenticarci che dobbiamo chiedere ad esse perdono per come le abbiamo trattate.
G. Carlo Comes, giornalista e assessore del Comune di Casagiove
Articolo pubblicato per gentile concessione del settimanale casertano, Il Caffè